Editore: Thule
Pagine: 9 - 15
Santo Marino si colloca biograficamente tra il 1924 e il 1991. Arco comprensivo di stravolgimenti che influiscono sulla sua formazione e sulla sua creatività , non immuni dai condizionamenti socio-politici segnati dal nazismo, dal fascismo e dal comunismo. Stagione nella quale si inserisce la Sicilia dei fermenti intellettuali, di scrittori, filosofi, poeti e artisti necessitanti, secondo un sentire individuale, di partecipazione alla storia. Si spiega, perciò, nel contesto dialettico delle contrapposizioni, la figura di Pirandello, Capuana, Gentile, Mignosi, Joppolo, Brancati, Vittorini, Tomasi di Lapedusa, Piccolo, Sciascia. Mondo spirituale che alimenta di interrogativi e ricerche la visione dell’Isola che comprende di doversi liberare del retaggio ottocentesco e di aprirsi alle innovazioni della modernità che giunge da Parigi, Milano, Berlino, Roma, New York, sul filo di correnti e più ancora di nuovi maestri che determinano il corso degli anni a cavallo tra le due conflagrazioni e il secondo novecento.
Radicale si presenta dopo il 1945 il mutamento della storia e, quindi, della cultura e dell’arte all’interno del perimetro della guerra fredda e della pace armata. Due blocchi si fronteggiano: USA e Alleati, URSS e Satelliti. L’uno in nome della democrazia, l’altro dello statalismo. Complessa la stratificazione dei sistemi. Herbert Marcuse la radiografa constatando come la società è concepita e finalizzata alla produzione e al consumo. L’individuo è un numero senza identità . È massa. Gli è negato pensiero e sviluppo. Quindi non ha possibilità di riscatto. Dal destino disumanizzante c’è una qualche fuga possibile – afferma il filosofo tedesco – nell’esilio o nell’asilo della immaginazione, cioè nell’arte che le circostanze tra le due guerre e dei tre decenni successivi mutano alla radice.
