Direzione di opere permanenti e medaglie
Esalta la spazialità interna di Santa Maria della pace e la incendia di colori l’opera vetratistica di Maria Alejandra Corrales con lucescenti riquadri cosmologici.
Palpitano di luce cosmica, di colori avvolgenti, di bleu, azzurri e lapislazzuli, rossi infuocati, verdi boschivi, aurorali gialli, rosa materno le ultime vetrate di San Tommaso d’Aquino.
Dominante in ciascuna opera la qualità della creazione artistica, vero coagulante delle diversità formali dentro lo spazio di Santa Maria degli Angeli.
Si pongono come fondale del presbiterio le due grandiose pale d’altare di Lucia Stefanetti. L’una significante il mattino e l’altra la sera.
I sei dipinti di Totò Bonanno sono in verità una sola opera, non esclusivamente per l’unitarietà del linguaggio, quanto per la costante appercezione, pur in uno stile laico, del mistero cristiano.
Design inedito nell’argenteria liturgica questi vasi destinati alla Cattedrale di Patti, creati da Mario Pecoraino.
Nel nitore di un umile spazio, memore della povertà di Francesco d’Assisi, si condensano le opere di tre autori.
Mario Pecoraino concepisce la cattedra vescovile di Patti semplice nella forma slanciata, pregna di memoria greca.
È racconto poetico della storia il muro in ceramica di oltre 400 metri quadri. La valenza fantastica di Totò Bonanno è esplicitata dal basamento scuro e da uno sfondo grigio che esalta le sagome colorate.
Scintilla di materia cosmica, dell’esistenza terrestre, dell’essere umano la monumentale vetrata di Franco Nocera dal titolo Creazione di 48 metri quadri.
L’autore indica nella forma della fiamma il ricordo permanente, carico di emozioni, dei giovani che hanno offerto con fede la loro vita.
La struttura scultorea è essenziale perché esprime l’essenzialità della persona nella realtà fisionomica e più nella psiche.
Lo storico d’arte evidenzia l’unicità del manufatto essendo nel contempo scultura occidentale e orientale: latina con caratteristiche francesi, greca nell’ornato bizantino, araba nella fisionomia.
Affresco grandioso che occupa per intero lo spazio della volta circolare, da cui si irradia l’energia cosmica, la quale discende, con rivoli e filamenti di fiammelle, su apostoli e discepoli, inondandoli di grazia.
Spinosa tende a un equilibrio dell’immagine che, smaterializzandosi, visualizzi, in una radiografia struggente, la passione del Figlio dell’Uomo.
S’incastona in alto, sulla parete sospesa sopra l’altare, a forma di triango, la grande vetrata di Franco Nocera con tema la creazione.
Lo scultore Mario Pecoraino reinventa i paramenti sacri per la Cattedrale di Palermo, rispondenti alla sensibilità moderna, rilucenti di colori razionali ed emotivi.
E il piccolo anfiteatro di Spiazzo Sparacio si illumina di smaglianti colori in un rimando speculare di immagini che raccontano la primavera dell’amore, l’estate della mietitura, l’autunno della memoria.
La figura è imponente nel segno della classicità , luminosa nella politezza lignea, vibrante di cromie naturali.
È l’ultima opera realizzata da Pericle Fazzini, autore in Vaticano della celeberrima Resurrezione.
Non devozionistica si presenta questa grandiosa scultura lignea che Virginio Ciminaghi modella su invito di don Giacomo Ribaudo.
La scultura di Totò Rizzuti caratterizzata spesso da realismo espressionista.
Quattro grandi pittori che partecipano con la loro opera al nostro tempo e che, nella pienezza del sentire, depongono a Roma, nella chiesa della Nazione Siciliana, il segno poetico della loro arte.
Questo capolavoro d’arte liturgica, che riluce di bellezza inedita, testimonia il genio spirituale del XX secolo, aperto alla trascendenza.