Esposizione Nazionale d'Arte Contemporanea
Scuola elementare - cittĂ di Prizzi
14 - 23 agosto 1981
Anno di pubblicazione: 1981
Dipingere non è stato un mestiere facile per Michelangelo, né per Caravaggio e neppure per Cézanne. Hanno piuttosto sofferto la creazione di una qualunque loro opera, sentita non come mero valore sociale o ritratto fotografico o peggio fotocopia d’ambiente.
Dipingere ha significato penetrare con passione intelligenza l’anima delle cose e scoprire con la poesia dei colori la realtà e il sogno. Solo cos’ l’arte è metamorfosi di un mondo interiore, terribilmente complesso, contemplato nei segni sublimi tracciati dalla matita e dai pennelli.
La tradizione moderna, nella sua significazione più vera, continua l’apnea e lo scandaglio dei Maestri di ieri, sino a darci capolavori nei quali è inscritta la nostra storia di uomini corrosi dai mali indefinibili della coscienza e da sentimenti di paura: Picasso e De Chirico insegnano. Senza di loro difficilmente potremmo capire il senso del nostro essere ed esistere, anzi non saremmo quello che, nonostante tutto, siamo.
Nell’arte moderna un posto di rilievo è occupato da una serie di pittori e scultori siciliani, che stupendamente conglobano ed esprimono umori ed aspirazioni che fanno parte del “mistero- uomo”.
Gli artisti siciliani, che espongono in questa MOSTRA DI PITTURA, voluta dalla città di Prizzi, sanno quanto l’eredità non solo classica, ma anche contemporanea, li costringa a non ripetere, ma a ricreare con novità di linguaggio e di segni i temi di sempre.
Totò Bonanno guarda alle “reliquie” della città , quasi alla anima fatiscente, con stupore e commozione; Francesca Di Carpinello ritrae con tocco fantastico ed iperreale i colori vivi della nostra terra; Sebastiano Milluzzo si abbandona con colori matissiani alla visione di donne sempre da sognare; Aldo Pecoraino scava sino all’impossibile nell’anima delle cose e degli uomini; Raffaello Piraino sublima nel canto gli oggetti di una RICHERCHE della memoria.
Perché appartiene all’intus dell’uomo, l’arte è anche immagine della sua liberazione