Testo: Giovanni Bonanno: È di carne il bronzo: la scultura profetica del Novecento
Editore: Rubettino
Pagine: 135 - 147
Anno di pubblicazione: 2016
Dinanzi alla scultura di Auguste Rodin (Parigi 1840 – Meudon 1917), alle pietre e ai bronzi, resta stupito Rainer Maria Rilke percependo l’enigma dell’essere in opere, egli scrive, ricolme di questo vibrare profondo, interiore, di questa ricca e sorprendente irrequietezza della cosa vivente. Non è immobile l’oggetto scultoreo, non materia inerte. Consiste, continua il poeta tedesco, di cento e cento attimi di moto in equilibrio. Dinamismo plastico che traduce, in termini psicologici, spirituali, esistenziali, la realtà carnale dell’uomo, il suo tormento, l’ansia di liberazione.
Meno fascinosa della pittura, sfolgorante di accensioni cromatiche, di affabulatori linguaggi, di cieli immaginifici, la scultura si articola di masse, piani e volumi. Possiede concretezza plastica, quasi sempre monocroma. Una durezza metallica che non facilita la fuga nel sogno e che pone al cospetto della res naturale e storica, facendosi corpo di persone e luoghi nell’abitare tempo, spazio e mente. Essenziale la sua forma. Sintetica nella strutturazione di linee orizzontali, oblique, verticali, di pieni e vuoti, di aggetti e rientranze, di superfici levigate e aspre, di squarci e trafitture, di luci e ombre.
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