Pagine: 192
Anno di pubblicazione: 2017
Vestita di fiori avanza bellissima – volto, mani, piedi trasparenti – la divinità della Primavera, che, in realtà , è il ritratto di Simonetta Vespucci, dai fulgenti capelli d’oro, mentre sparge sul prato fiorito petali di rose e garofani. Amante di Giuliano dei Medici, assassinato dai Pazzi – nel dipinto impersonato a sinistra da Mercurio – la divina Vespucci è parente di Amerigo Vespucci, il navigatore che scopre l’America. Bellezza sovrumana che incarna il sublime dell’arte. Donna che appartiene anche al Nuovo Mondo, per via indiretta, innalzata a icona di femminilità . Danzano arcane melodie le tre Grazie, vezzeggiate da veli trasparenti. I passi rispondono a rapporti musicali, cadenzati dai corpi roteanti, da slanci di gambe e piedi, dall’incrocio di mani e dita, mentre volteggiano al vento le vesti che svelano ed esaltano le nudità . È canto di felicità la Primavera con le tre danzatrici – Aglaia, Eufrosyne, Talia – che inondano con profumo di corpi il giardino della giovinezza. Rappresentano, in termini platonici, la voluptas (piacere), la castitas (continenza), la pulchritudo (bellezza). Tre volti dell’eros di cui urge percepire il senso, che si riassume nel personaggio centrale, in Venere, personificazione dell’humanitas, la quale possiede l’armonia che fonde sensualità e spiritualità . Opera poetica, la Primavera testimonia con il mito l’idea universale del Rinascimento italiano, dischiuso al microcosmo fiammingo, giunto in Toscana con Ugo Van der Goes. Nel dipinto degli Uffizi c’è consonanza, per i frutti, fiori, foglie disseminati sul prato, con il Trittico Portinari, rigoglioso di spighe, violette, gigli.