Notte sovietica e alba russa

Editore: Thule
Pagine: 28
Anno di pubblicazione: 2011

Vladimir Maksimov con I sette giorni della creazione  ripercorre il cammino del dubbio e della speranza nella Russia del terrore staliniano. Tra moltitudini di contadini e operai, attori del messianismo proletario, protagonista del romanzo è la famiglia dei Laskov, fedele al partito e sua vittima.

Sei notti e un’alba tramano il capolavoro di Vladimir Maksimov che drammaticamente fonde interminabili lustri di paranoiche glorie e di angosce tenebrose. Si identificano con la vita dei Laskov, soprattutto del protagonista, Pëtr Vasil’evic, assertore di infallibilità, che si sente longa manus del potere e sua proiezione. Personaggio, intriso di arroganza, domina I sette giorni della creazione, la cui forma si colloca nell’alveo della grande letteratura russa, tesa a scandagliare l’abisso dell’io in rapporto agli uomini.

Vi è in questa opera la potenza ideativa di Tolstoij e Dostoevskij, ma anche l’inquietudine di Pasternak e la sua ansia di catarsi.

Massimov unitamente a Pasternak, Grossman, Solgenitzin e altri profeti dell’anima russa, squaderna una verità dolente e sublime. Da una parte ritrae l’orrore, dall’altra disegna orizzonti di primavera. Non resta sotto il macigno tombale, ma lo rivolta con il canto di risurrezione, che si innalza con la voce agonica di Pëtr e il vagito del neonato Pëtr. La macabra notte del sovietismo, personificata dal protagonista, giunge al termine alle prime luci dell’alba, che si svela nel pianto gioioso della nuova Russia, la cui fisionomia è quella di un bambino.

 

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