Editore: Ila Palma
Pagine: 134
Anno di pubblicazione: 1981
Si chiarisce meglio il senso bernanosiano di “mourir” come “aller au fond”, cioè l’atto decisivo della conoscenza di sé. “Pressentiment”, meglio appercezione dell’angoscia di morte, e per chi vive il mezzo più opportuno per conoscere. Georges Bernanos in questo saggio ci offre un esempio forse unico di un’opera d’arte costruita su un principio sterile, su un non-valore. Il vuoto non compone. Chevance nell’angoscia confessa: “Je ne suis rien qu’un homme, un homme nu”.
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“Profetica e pessimista per certi aspetti,” come scrive Giovanni Bonanno, l’opera di Bernanos testimonia (e ciò è più evidente, forse, nella “Vita di S: Domenico,” il santo che gli appare “così simile agli altri uomini e, agli occhi di Dio e dei suoi angeli, nuovo, creato espressamente unico!)” lo sforzo dell’autore “per sfuggire alla sua angoscia, accettare la prova e ridare un senso e un gusto alla vita.”
L’abbozzo si completa nell’ultima opera, in quei “Dialogues des Carmélites” in cui, scrive Giovanni Bonanno, l’autore “ristabilisce l’equilibrio di un pensiero cattolico, per il quale l’angoscia non è solo riscattata, ma diviene corredentrice.”
Salvatore Orilia
Indice: Introduzione di Salvatore Orilia; Ricerca del nulla; Enigma nel delitto; Reve ed essere; Tragico soprannaturale; Condanna alla libertà; Dimensioni del peccato; Koinonia di dannati; Fine della speranza; Rivolta e solitudine; Paesaggio simbolico; Disperazione; Angoscia; Ultima sfida; Silenzio di Dio; Inferno; Il nulla raggiunto; Bibliografia.